Questo blog lo dedico ai folli...agli anticonformisti...ai ribelli, ai piantagrane... a tutti coloro che vedono le cose in modo diverso.
Costoro non amano le regole, specie i regolamenti, e non hanno alcun rispetto per lo status quo. Potete citarli, essere in disaccordo con loro. Potete glorificarli o denigrarli...ma l'unica cosa che non potrete mai fare, è ignorarli.
Perchè riescono a cambiare le cose...perchè fanno progredire l'umanità. E mentre qualcuno potrebbe definirli folli, noi ne vediamo il genio. Perchè solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero.

" Gesù ha servito l'intera umanità.." - " Allora come minimo era Caposala..."

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martedì 20 dicembre 2011

I pre-cenni del Natale

E' un'altra serata tarda. Molto tardi. Io, dopo essere stata 3 giorni lontano dal mio blog, torno a riscaldare questa seggiola. Tre giorni di assenza, corrisposti ai 3 giorni del week end lavorativo, dove normalmente non si poltrisce, ma nemmeno si riempe di gentaglia come sotto Natale. Si...è la settimana prima di Natale, e per chi fa il mio lavoro è un inferno. Truppe di cene aziendale, di gente incravattata fino al naso, schiere di mamme con i loro bambini urlatori e noi poveri servi che veniamo dimenticati e rilegati a fare finti sorrisi a tutta quella gente che, dimenticandosi che siamo persone, dimentica anche che è Natale per tutti. Noi compresi.
Ho tre giorni sulle spalle, pochi direte, ma non nel ristorante dove lavoro io: La Tangenziale ( Nome di fantasia, ma rende ve lo garantisco).

Venerdì sera, per esempio, la prima cosa che slitta è l'orario abituale. Tutto questo per addobbare e preparare la sala con dei tavoloni che non lasciano lo spiraglio neanche per passare. E' il venerdì di due cene aziendali, una in sala principale, e una in veranda. Più altre 80 persone in discoteca. Però se non vi spiego il bordello dove lavoro non ci capite nulla. Dunque. Il ristorante dove lavoro NON è un ristorante. E' una tangenziale. Come una tangenziale ha uscite in ogni paese, il mio ristorante ha sale ovunque, coperti ovunque, e i clienti proliferano come i funghi. C'è una sala principale, grande, con circa 25 tavoli. Separata da tre gradini, c'è la veranda, chiamata così per le vetrate che la separano dall'estivo, che è meglio non nominare fino a nuova stagione. Sopra, una saletta, piccolina e raccolta, dove, NON so per quale motivo, riescono a ficcarci comunque 80 persone. Un totale di 300 coperti, forse anche più, visto come li mettiamo sottovuoto come il caffè. Il ristorante altro non è che una struttura ormai a se stante, ma una volta, era complessiva di discoteca estiva, fallita e di night ( ...). Discoteca che i miei padroni hanno pensato bene di prendere in affitto per riuscire a ficcarci altre 300 persone, per feste private e altri ramazzi, così da non farci fare solo i camerieri di sera, ma anche i discotecari di notte ( cosa alla quale io mi sono ampiamente e deliberatamente opposta). E dunque ritorno al mio venerdì. Oltre all'orario, venerdì cambia anche la mia location: non più barista ma cameriera al vassoio. Maledico quel giorno di aver imparato al vassoio, ma questa è una tappa che racconterò nella mia storia, e non anticipo certo ora. Parto dunque con questa cena a vassoio, antipasti a vassoio, dai crostini agli affettati. Un tavolo di 22 uomini, e io odio i tavoli con soli uomini, perchè altro non fanno che rompermi le palle a destra e a manca, allegramente inconsapevoli della mia indole selvaggia ( forse è stato questo il motivo per cui mi hanno rilegato dietro al bar). Parto con questa cena, ma l'educazione della gente è sempre presente nei posti di lavoro come il mio, quindi invece di 35 pax ( Persone in camerierese) sono arrivati a essere 22. Bastando una persona sola, io sono stata spostata alla cena di pesce in saletta. Poche persone, per fortuna, ma ignare che nei locali vige il divieto di fumare, chiedono se è possibile fumare. Io, fumatrice da un lato, ma dipendente dall'altro, vado dal figlio della capa ( Parlerò anche di lui Si! ) a chiedere un eventuale permesso a farli fumare. Figuriamoci, lo sappiamo bene che quando il ristorante è vuoto, tutti ci fumano, per primi i dipendenti. Ma nel mezzo della serata, sarebbe stato imbarazzante vedere la cappa di fumo scendere giù dal soppalco. Ma si sa, preferirebbero farsi fare una multa astronomica piuttosto che perdere clienti. Io, dal canto mio, poco attaccata al profitto, mi limito, non avendo altri poteri, a portargli i posacenere e chiudergli la porta, sottolineando che sono comunque in un locale pubblico. Terminata la cena in quattro e quattr'otto, inizio a fare il jolly qua e là, prendendo qualche comanda, sparecchiando qualche tavolo, e ritornando ogni tanto alla mia cena aziendale ad aiutare la mia collega. Gioia non solo sua, ma evidentemente anche dei 22 uomini. Disgraziatamente, sfilo accanto al tavolo dell'altra cena, con una pila di piatti sporchi in mano, quando sento chiamare il mio nome. Mi fermo e mi guardo intorno, che so, qualche collega. Abbasso lo sguardo e quello che vedo è solo un tappo di damigiana brutto e pelato che mi osserva.

" Ti chiami cosi vero?"
Credo di essere rimasta tre secondi allibita.
"Ma ti conosco?" gli faccio, non troppo garbatamente, scocciata dalla troppa confidenza.
"No, ma ho sentito la tua collega che ti chiamava cosi"
Questa poi..Sto nano...Ma che vuole. Nel frattempo adocchia il mio tatuaggio sul polso sinistro, fregandosene proprio del fatto che IO ho una sfilza di piatti sull'avambraccio, mentre lui bivacca senza vergogna.
" Oh...hai un tatuaggio sul polso. Fa vedere...carino..."
Sposto i piatti e anche il braccio, poi me lo punto stile cane da caccia e lo trucido solo con un'occhiata
" Si..ma io ho una fila di piatti in mano, li vedi? O te li devo tirare addosso, cosi magari li senti invece che vederli..?"


Lo so che queste non solo le tipiche frasi che sentite da un cameriere, ma nel mio ristorante purtroppo funziona così. In un ristorante di lusso sembra impensabile che un cliente si permetta tanta confidenza, così come un cameriere certe battute. Ma nel mio se esiste un lato della medaglia, deve esistere per forza anche l'altro. Per un po' evito di passare di lì, ma essendosi il nano sistemato proprio al crocevia dell'unico imbocco per la cucina, e siccome non mi risultano esistano anche camerieri volanti, lì devo passare ancora una volta.

" Ehi, ma sei fidanzata?"
Rieccola sta piattola. Gli mostro il dito con la fedina
"Si..Sei orbo forse?"
So che i toni non sono dei migliori, ma già avevamo un bordello in sala, e gente così maleducata e sfacciata disturba e basta. Mi pagano 7 euro l'ora per servire la gente, non per fare la escort.
"Eh ma...io non sono mica geloso.."
A quel punto la mia pazienza è finita. Poggio i piatti che avevo in mano su un altro tavolo, neanche tanto dolcemente e sfodero la mia minaccia.
" Ok..mi hai stufato. Aspetta qui, che vado a chiamare il mio ragazzo, poi lo vediamo se a lui frega qualcosa che tu sia geloso o meno "


Credo di non avergli dato neanche il tempo di rispondere perchè mi sono fiondata come una pazza per la sala, camminando come un marines, dritta verso lo spogliatoio. E non stavo affatto scherzando. Il tipo, sicuramente fatta mente locale che non stavo giocando, e che davvero mi aveva rotto i coglioni, si alza di scatto, quasi rompendosi l'osso del collo e mi raggiunge con quattro falcate, stoppandosi e facendo ammenda. Li, come ultimo affondo, rincaro la dose

" Non ti conosco, non so chi cazzo sei, non so con chi sei abituato a parlare, ma io sono una cameriera non una puttana. Chi te l'ha data certa confidenza? Dove l'hai presa la confidenza di chiamarmi per nome? Non siamo in una discoteca o in un night. Io sto lavorando. Siediti e riferisci il messaggio a tutti i tuoi amichetti"


Non so poi se lo abbia realmente riferito, ma so solo che quando la cena è finita, io non l'ho neanche visto uscire...Chissà per dove è passato...

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