Questo blog lo dedico ai folli...agli anticonformisti...ai ribelli, ai piantagrane... a tutti coloro che vedono le cose in modo diverso.
Costoro non amano le regole, specie i regolamenti, e non hanno alcun rispetto per lo status quo. Potete citarli, essere in disaccordo con loro. Potete glorificarli o denigrarli...ma l'unica cosa che non potrete mai fare, è ignorarli.
Perchè riescono a cambiare le cose...perchè fanno progredire l'umanità. E mentre qualcuno potrebbe definirli folli, noi ne vediamo il genio. Perchè solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero.

" Gesù ha servito l'intera umanità.." - " Allora come minimo era Caposala..."

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mercoledì 21 dicembre 2011

Non giudicare mai il quadro dalla cornice - Parte 2 -

In realtà, una volta dimessa dal ristorante di snob pezzi di merda, non rimasi proprio del tutto disoccupata, in quanto, percepito il sentore di rottura imminente di rapporto lavorativo, avevo cominciato a sondare intorno nella zona, così da evitare di rimanere a bocca asciutta. Fu così che, tramite un'amica di allora, venni a sapere di un posto, che chiamerò Tangenziale ( e non esagero). C'è da chiedersi del perchè pur avendo iniziato a odiare questo lavoro, io mi sia rimpantanata di nuovo nello stesso groviglio, e nello stesso lavoro. E' una domanda che paradossalmente mi faccio più ora che ai tempi. Ho anche una risposta, ma non ho l'approvazione da me stessa. Essendomi sentita una perfetta imbranata in questo lavoro, il mio allora egocentrico ego non ammetteva simil debolezza, perciò decisi di tirarmi la zappa sui piedi andandomi a impelagare di nuovo in questo dannato settore, così da dimostrare a me stessa che si sbagliavano, e che quel lavoro io lo sapevo fare molto bene. O perlomeno, che lo avrei imparato. Purtroppo io quella scommessa la vinsi eccome. La vinsi, e quella vittoria più che una soddisfazione rappresentò un doppio giro di catena ai piedi. Catena che tutt'ora porto alle caviglie.
Insomma...una sera di fine maggio mi presentai a quel ristorante. Era un giovedì, ed erano le nove di sera. Quel posto non mi era del tutto sconosciuto, visto che, ai tempi della discoteca estiva aperta affianco, ci andavo spesso a mangiare, ma questa è una delle maledizioni del cameriere: il fatto che un ristorante ti piaccia da cliente, non significa che ti piaccia anche da cameriere. Di solito le cose si rovesciano.
Purtroppo anche nel mondo dei ristoranti avevo avuto diverse porte chiuse, vista la mia non esperienza. Nella Tangenziale fu diverso. Me ne rendo conto ora, dopo aver visto passare di lì cani e porci e gente di tutte le razze. La capa fu una tipa gentile, seppur abbastanza introversa come donna. Una specie di Maria de Filippi, versione ristorativa, però a tutt'oggi confermo la sua buona indole. Insomma, dopo due giorni iniziai la mia prova lavorativa, da cui ne derivarono poi i miei successivi sette mesi di permanenza. 
Sette mesi, per quanti pochi rispetto all'anno solare, furono in realtà tantissimi per me. Tanti per mole di lavoro, visto la stagione estiva appena iniziata, e per esperienza. La mia prima mansione fu quella di portantina, ovvero il Jolly del ristorante, non prendi ordini, non sai quasi nulla del menu ( non ordinando non impari nemmeno a consigliare). Il mio ruolo consisteva solamente nel far arrivare vino acqua o birra prima di ogni cosa. Al massimo accompagnare gente al tavolo, previa numerazione precedente fatta dalla maitre. Restava da leggere il numero del tavolo e dirigere la clientela lì. Fu cosi per cinque mesi. Il lavoro di portantina, era molto meno gratificante che prendere ordini, ma se non altro avevi meno responsabilità. Finite le bibite ti toccavano dolci, caffè, sparecchiare, riapparecchiare, e spesso i vassoi non erano che camion a rimorchio pieni di litrate di birra, pesi come un accidente. Nel frattempo l'estate era nel pieno della sua esplosione, la gente arrivava a flotti e ad orari più tardi, stordita dal caldo e da una giornata di mare, fregandosene che i camerieri erano li dal pomeriggio, con i 40° di temperatura e 70° di umidità. Paradossalmente, lavorare nelle sere d'estate mi pesava molto meno di quanto non mi pesasse poi d'inverno. Servire d'estate era un po' come fare delle lunghe passeggiate all'aperto. Arrivato l'inverno mi concedo tre giorni di ferie ad Ottobre, in Germania, e quando torno scopro " la promozione". Prendo il palmare. Lascio i miei vassoi, per far posto alle tanto temute "file di tavoli". Ne risento io in primis, e anche la mia paga, che aumenta vertiginosamente di...un euro!!
Va beh...Era Ottobre quando imparai a mandare 15 tavoli, per un totale di all'incirca 100 coperti, o poco meno. C'è da dire però che le serate a palmare passano molto più velocemente di quando non prendi ordini. Mandando 15 tavoli assieme si instaura il meccanismo di corsa alla velocista, non fai in tempo a prendere un ordine che già devi correre a sparecchiare quello o quell'altro, e nel frattempo ti escono i piatti del primo tavolo a cui hai preso l'ordinazione. Arrivare alle 11 è un battibaleno. Purtroppo come ogni cosa, anche là c'è il rovescio della medaglia. Avere 15 tavoli sul collo, ti mette non solo un'ansia assurda, se qualcosa non esce nella sua giusta tempistica, ma il contatto diretto col cliente, mano a mano che la serata prosegue, provoca ulcere fulminanti e travasi di bile consistenti. Col tempo quello che mi faceva avvelenare il sangue sarebbe diventato paranoia fredda, atarassia cosmica* e niente ulcere. Immune. Ma troppo ne dovrà passare...
La Tangenziale era un grande ristorante, molto ben avviato e con una clientela molto variegata. Dalle famiglie, ai vecchi, alle cene di lavoro a schiere di adolescenti, squadre di calcio, pallavolo, matrimoni, cresime, battesimi e via dicendo. C'era veramente di tutto. Era il tipico posto che preferisce la quantità, a discapito della qualità. Lo staff era numeroso ( a detta dei padroni ), per chi ci lavorava eravamo troppi pochi. Uno chef, napoletano, con gli occhiali, che forse, fra tutti, era quello che faticava meno. Tre aiuti cucina, che diventavano quattro nel week- end, tutte donne, o forse è meglio dire tre fac-simil mamme. Nonostante gli ambienti femminili siano pieni di invidia e cattiverie, loro tre erano davvero delle ottime colleghe. Due pizzaioli, più il padrone che durante il servizio si divertiva a far finta di lavorare, previa CENA. Noi ovviamente la prendevamo nel culo. In sala non eravamo molto diversi numericamente, e nemmeno di ideologia: eravamo troppo pochi e non si arrivava. Non c'era cattiveria lì dentro, ne tantomeno competizione, quindi almeno sotto quel lato ho avuto davvero una gran botta di culo. Purtroppo la numerosità porta al pettegolezzo, e lì lo erano davvero tanto. Mai uno che si facesse i cazzi suoi. Io stessa ne fui vittima, fin quando, in seguito, avrei optato per l'omertà e la chiusura stile riccio. Separazione netta delle due frange di vita: lavoro e vita privata. Ma anche per questo, dovrà passare un po' di tempo. Insomma, gira che ti rigira, arrivo a Novembre. Il mio stato d'animo era BEN diverso da Maggio. E' vero che non c'era cattiveria, ed era anche vero che potevo passare sopra al pettegolezzo, ma all'approfittarsi no. Alle donazioni di midollo no. Perchè era quello il problema di quel ristorante, e di quelli simili a lui: datori di lavoro che non si accontentano di usarti modello mocio. Pretendono sempre di più, cercando comunque di incularti mezz'ora dal cartellino se possono. Come? Spostando il cartellino avanti di qualche minuto. Una volta sgamato il trucco fu facile regolare l'orologio del cellulare in base al marchingegno in questione. A patto che eseguissi controlli rigorosi ogni tot settimane: chissà perchè infatti, ogni tanto l'orario cambiava. In sintesi, quell'approfittarsi, quei turni così sfiancanti, quei soli tre giorni lavorativi per un totale di 100 euro settimanali, i miei continui " Mi licenzio" detti durante tutta il servizio, quella paga così esigua, quel continuo fregare minuti di lavoro prezioso, che io ho sempre tradotto in " dignità del lavoratore" mi portò il 25 Novembre a dire BASTA. Quel giorno decisi davvero di tagliare la corda. Ero anche molto più tranquilla. Di esperienza ne avevo fatta, di conoscenze ne avevo acquisite, sapevo mandare una sala e sapevo trattare con la clientela, che vasta come ce n'era lì davvero non se ne trovava. Che altro mi mancava? Solo un altro lavoro. Niente vero?
Forse però, è proprio vero che la fortuna aiuta gli audaci, perchè proprio in quei giorni, ricevetti una proposta di lavoro, in un ristorante di nuova apertura, cameriera unica, fissa e per tutta la settimana.
Non avevo le benchè minime certezze che tutto sarebbe andato bene, però perchè non provare? In fondo non mi costava nulla. Avevo davvero bisogno di dare un taglio, e fu così che, dopo qualche tentennamento, che mi aveva portato a dire " No, non mi interessa", richiamai il tipo che mi aveva proposto il lavoro, per chiedergli se la proposta era ancora valida.
Lo era.


TO BE CONTINUED....


* Condizione esistenziale ideale caratterizzata da assoluta imperturbabilità di fronte alle passioni e, perciò, esente da ogni dolore

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