Questo blog lo dedico ai folli...agli anticonformisti...ai ribelli, ai piantagrane... a tutti coloro che vedono le cose in modo diverso.
Costoro non amano le regole, specie i regolamenti, e non hanno alcun rispetto per lo status quo. Potete citarli, essere in disaccordo con loro. Potete glorificarli o denigrarli...ma l'unica cosa che non potrete mai fare, è ignorarli.
Perchè riescono a cambiare le cose...perchè fanno progredire l'umanità. E mentre qualcuno potrebbe definirli folli, noi ne vediamo il genio. Perchè solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero.

" Gesù ha servito l'intera umanità.." - " Allora come minimo era Caposala..."

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giovedì 15 dicembre 2011

Questione di scelte - Parte 1 -

Ho quasi finito di leggere il libro di Steve Dublanica, La resa del Conto, libro che ho quasi divorato in una notte. Poi mi sono messa al pc, e mi sta vendendo voglia di una tazza bollente e colma di caffè.  Più che voglia è bisogno impellente, visto che stare svegli di notte ha anche i suoi lati negativi: devo cominciare a rendermene conto. Sinceramente anche a me le sinapsi si attivano di notte, ma si spengono automaticamente di giorno, dunque è un cane che si morde la coda. Una sinapsi che si è accesa stanotte, non che fosse stata spenta prima, è del perchè io faccio questo dannato lavoro. Se l'è chiesto Dublanica, e me lo chiedo pure io. Pure io credo di aver iniziato per caso, in un periodo di depressione post scuola. 

5 anni di liceo linguistico buttati letteramente nel cesso, visto che sono entrata a lavorare in una pizzeria, e l'impasto della pizza non è poliglotta. Tuttavia, la mia entrata dalla porta di servizio nel mondo della ristorazione avviene qualche anno dopo, sotto spinta ( e io mi domando dove sono arrivata se ho bisogno di una raccomandazione per fare la serva) e avviene nel peggiore dei modi. Non solo io ero una perfetta incapace nel settore, ma anche completamente nuova nel mondo del lavoro, perlomeno in quello su grande scala. Il primo ristorante in cui sono andata a lavorare era un ristorante "tradizionale", ma siccome ho la faccia come il culo dico che era un ristorante di snob pezzi di merda. Almeno questo rende. Non sapevo cosa fosse una comanda, nè cosa fosse il tirabusciòn o la mise en place, il guèridon e via dicendo. Ero solo una ragazzina che cercava di sbarcare il lunario, e per paradosso lo sono anche ora, anche se...bon.  Rimasta ai fiocchetti e trini del liceo, dove i professori ti allungavano mezzo punto solo perchè eri stata calma mezz'ora, quell'ambiente, nuovo in primis, ma anche tremendamente snob e ostile, fu come un tir in pieno viso. Una mazzata sul collo di quelle che te le ricordi a vita, e che infatti mi ha influenzato nei mesi a venire. Non era un ristorante di lusso, era più una trattoria, una vecchia casa ristrutturata, in mattoni e archetti. Sala di sotto adibita a pizzeria e pranzi, comitive, semplici operai, sala di sopra adibita ad eventi, apparecchiata in gran lusso: Sala a cui io e il mio sedere spartano e plebeo, non avevamo accesso. Due capi, un uomo rincoglionito fino al midollo, e una donna, una donna di mezz'età acida come il viakal. Lo staff non era molto diverso: un cuoco fumato fino al pancreas, paraculo e che avrei volentieri rimandato dall'altra parte del mediterraneo a calci in culo. La donna addetta alla pasta fatta a mano era una stacanovista di quelle che continuano a lavorare in nero, solo perchè altro non hanno dalla vita,e il marito probabilmente se la sbronza in qualche bar a giocare a carte. Basta dire che EVITAVA di bere, per non pisciare. L'unica persona che mostrò un briciolo di dolcezza e umanità, era la lavapiatti. La chiamerò Angela. Angela non mi vide mai come una ruba posto, o una scalzatrice di posti fissi. Mi vide come una ragazza normale, quale ero, che cercava di mantenersi le proprie spese. I momenti che passavo in "castigo" a lavare i bicchieri con lei, solo perchè in sala c'era un pranzo importante dove sicuramente la mia faccia semplice sfigurava, erano boccate di aria pura. Probabilmente la sua dolcezza derivava dal fatto che aveva visto e sentito altro. Forse aveva capito che mi stavano facendo la forca. Ma era precaria pure lei. E la ricchezza di questi ristoratori bastardi è proprio questa. Fare leva sul precariato, per tenere un dipendente in pugno. Fu per questo che da Angela non uscì mai una parola. In sala la situazione non era molto diversa. La maitre, anche lei con la muffa al culo ( 50 anni e forse anche più) era la classica paracula col certificato. Sorrisini davanti e mazzate dietro. Però, purtroppo per me, era la maitre, e dovevo seguirla. Lavoravo durante la settimana, e nei turni di pranzo. In un mese intero credo di aver fatto solo un turno serale, e di sabato. Non che me ne lamentassi, visto che alla mia età il sabato è sacro. Si...anche io ho il vizio del sabato fascista. E' un difetto? Lo staff della sera era composto dalla maitre e da altre tre ragazze. Una, non ho mai capito che pesce fosse, ma di sicuro apparteneva al reparto " importazione, congelamento, scongelamento e ricongelamento". In due parole, più falsa di una banconota da 15 euro. E lo mascherava bene. U'altra apparteneva al genere del cuoco, da rispedire oltre mare a calci nei denti. Cattiva e zoccola ( Si...lo era), ma almeno non lo celava affatto. L'ultima, rassomigliava a un essere umano. Priva di cattiveria, ma anche di furberia.Preferì omologarsi alle tirapiedi della capa, piuttosto che ribellarsi come avrei io fatto più avanti. Questo era a grandi linee ciò che mi aspettava quasi tutti i giorni, nei caldi torridi del mese di maggio, quando l'estate spuntava e io spuntavo dalla porta, assorta dietro il piccolo bar che c'era, osservando distrattamente quel rigolo di caffè che riempiva piano piano la tazzina, chiedendomi che fine avrei mai fatto. 
I turni che facevo io, quelli di pranzo, erano i mei affollati, i meno chic, ed ovviamente erano toccati a me. Peccato che, a differenza della cena, il pranzo era affollato di inglesi e stranieri, che lasciavano laute mance, solo perchè gli sparavi là quattro parole nella loro lingua, o perchè gli riservavi un panino di quelli speciali, cotto al forno, da portare a casa. Parlano male di noi italiani all'estero, dicendo che siamo polli. Beh...Consolatevi. Gli stranieri in Italia lo sono allo stesso modo. Si spilla più soldi a un cliente straniero di quanti se ne possano spillare a un bancomat. 
C'è da dire però che l'Italia non è l'America. In America, specie nei ristoranti di lusso, la mancia è quasi d'obbligo, e si aggira mediamente tra il 15 e il 20%, fino ad arrivare ad un 25% dei più generosi. All'incirca 100/200 dollari. Questo perchè la mancia non è obbligatoria in Italia, essendo il servizio già ricompreso nel costo della prestazione (chiamato volgarmente COPERTO). La stessa è considerata, da un punto di vista giuridico, un'obbligazione naturale caratterizzata dalla spontaneità.Negli USA la mancia corrisponde di solito al 15-20% del servizio utilizzato. Nei ristoranti, infatti, il servizio non è incluso. Pertanto la mancia costituisce una vera e propria retribuzione nei confronti del personale di sala. In due parole, quella che è la mancia intascabile dai camerieri americana, corrisponde al COPERTO italiano, che va nelle casse del proprietario. Perchè questa differenza? Io la chiamo in un termine che in italia abbiamo dimenticato: la MERITOCRAZIA.
Chiusa la parentesi economica, vi dicevo che, essendo italiana, quei cinque euro di mancia, ( una volta sono arrivata fino a 20!!!!) mi ripagavano in parte di quel posto di merda. Che dire? La frase " è un lavoro come un altro" sparì dal mio cervello dopo due giorni. No...non è un lavoro come un altro. Ci dovrebbero dare il Nobel per la pace e la comunicazione. La fine di quell'incubo finì in un giorno di fine maggio. Turno di mattina, as always.... Premetto che oltre l'ultima ruota del carro, ero anche quella più economica, in nero e sottopagata. Fine turno, solito calcolo delle ore. Intoppo nel pagamento. La signora Viakal non aveva soldi spiccioli, e dunque me ne torno a casa con 10 euro in più sullo "stipendio". Dieci euro che o avrei restituito a parte, o mi avrebbero probabilmente scalato dal prossimo salario, già anoressico di suo. Una volta a casa però, i rimuginamenti stile cornuto, vennero a galla.  Mi venne una voglia incredibile di andar su e appiccare il fuoco a quel posto di merda e a quei morti di fame. Siccome era quasi estate, e volevo godermi la giornata senza avere travasi di bile continui, decisi di rimandare tutto al giorno dopo. Avevo cosi il tempo di preparare una di quelle vendette da oscar, perchè anche io, come Dublanica, so essere una bastarda mercenaria. Il giorno dopo, mi aspettava il turno di mattina, alle ore 12. Quella mattina il diavolo rosso della vendetta confronto a me sembrava un rosa pesca. Parto di casa alle ore 11, dunque un'ora prima del mio turno lavorativo. Arrivai al ristorante, ed entrai con fare molto leggero, tipico di chi ha archittettato qualcosa. Che peccato che non ci fosse Donna Viakal ad assistere al mio trionfo, ma solo il capo rincoglionito. Afferro i dieci euro sulla mano e li sbatto sul bancone del bar, dove lui si stava ingozzando di caffè. Me lo guardo e lui guarda me, e con quel fare melenso se ne esce con:
 " No ma non ti preoccupare...me li riporti oggi, dopo il servizio..."

Servita su un piatto d'argento veramente. Me ne sto zitta qualche attimo, e poi sbattendo appena le palpebre rispondo:

" Cosa ti fa credere che io sia qui oggi..?"

Rincoglionito, ma non stupido, capisce cosa intendo, e io di contro rincalzo il carico

" Non vengo più. Mi avete rotto il cazzo. Mi avete fatto la forca e sono gonfia"

Ciò che ne seguì fu una violenta litigata, fatti da urli e insulti, che persino la stacanovista, rintanata nel suo angolo pasta, uscì fuori, con la punta del naso, accorsa a sentire. Penso tutto lo staff lo stava facendo, più o meno discretamente. Do io fine al conflitto, congedandomi, voltando i tacchi e imboccando l'uscita, per poi dileguarmi nel piazzale.
Avevo perso il lavoro, ma gliel' avevo messa nel culo. Io avevo perso il posto, ma loro avevano il turno del pranzo scoperto, e lo avevano saputo solo alle 11 e 40, con già gente che entrava in sala.

Quella mattina mi ero rivendicata di tutto. Ve lo detto che pure io so esser bastarda.
Ciò che successe dopo quella prima esperienza, è causa di tutto quello che sono ora. Da quel caldo maggio molte cose cambiarono, diventai un'ottima cameriera, professionale e paradossalmente perfetta propria nel lavoro che detestavo tanto. Più lo odiavo, più mi riusciva bene. Più avanti sarei diventata anche vice della vice. E sempre mesi e mesi dopo, Angela mi fece tornare all'orecchio che la forca veramente me l'avevano fatta. Donna Viakal aveva dato ordine di farmi fuori, ma io, quando il nodo arrivò al pettine, ero ormai già troppo lontana. Ero già in un nuovo posto di lavoro, presa ad affrontare altre situazioni..
Ma questa è un'altra storia...


TO BE CONTINUED....

2 commenti:

nick ha detto...

Che storia sembra tratta da un romanzo ... scrivi veramente bene ... un libro sicuramente da leggere e quello di Steve Dublanica vedo che da i suoi frutti ...

nick ha detto...
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